Vacanza in Tesla: si può davvero fare un viaggio con un’auto elettrica?
Vacanza in Tesla: da Londra alla Loira tra stazioni di ricarica, castelli e tunnel
Una vacanza in Tesla potrebbe sembrare un’impresa titanica: ecco la testimonianza di un recente viaggio tutto elettrico realizzato da Samuel Gibbs per il Guardian.
[fonte: The Guardian]
La sveglia è suonata alle 6 del mattino per l’inizio della nostra vacanza in Tesla ed ero molto trepidante. Guidare quasi 710 km (439 miglia) in macchina con altri tre adulti e relativi bagagli per una vacanza di una settimana potrebbe già apparire per alcuni come un moderna impresa di Ercole, ma questo viaggio presenta una sfida in più: l’auto elettrica.
Fortunatamente, rispetto a molte altre auto elettriche, la Model S non è una vettura di piccole dimensioni, così ho potuto montare tutto e tutti senza problemi. Ma l’autonomia dichiarata di poco meno di 560 km (350 miglia) per ricarica, anche se è una delle più lunghe a disposizione, mi ha lasciato un po’ preoccupato. Quanti chilometri potremmo fare con una macchina a pieno carico, e in autostrada? Ci saranno sufficienti stazioni di servizio lungo la strada? E se, dopo la quarta fermata di ricarica, i miei passeggeri dovessero tentare un ammutinamento?
Ho messo da parte tutte queste preoccupazioni non appena ho inserito la destinazione nel grande touchscreen da 17 pollici che si trova al centro del cruscotto, digitando Eurotunnel sulla tastiera e impostando un percorso con le stazioni di ricarica più vicine.
Da Londra a Folkstone
Un veicolo a benzina o diesel non avrebbe una partenza così silenziosa, ma, con un motore a combustione interna, la tappa francese del viaggio durerebbe solo sei ore e mezza, con una sola sosta per il rifornimento di carburante. Con la Tesla ci vorranno quasi 11 ore.
È una grossa auto, alimentata da una batteria che occupa l’intero lato inferiore della macchina ed è molto, molto veloce.
La 90D raggiunge i 100 km/h in soli 4,2 secondi: più rapida della maggior parte delle auto sportive! In questo modo la batteria si scarica velocemente, ma la macchina si può ricaricare completamente in una di quelle stazioni che Tesla chiama “Supercharger“. Super sia in nome che in potenza: una ricarica completa della Model S richiede solo 70 minuti, sei ore più veloce della maggior parte degli altri caricatori. Solo Tesla li può usare.
Siamo arrivati al tunnel sotto la Manica poco dopo le 8 ed ecco il nostro primo enigma. Il primo Supercharger si trova in Francia appena a nord di Parigi, a circa 244 km (152 miglia), quindi abbiamo bisogno di una ricarica completa prima di prendere l’Eurotunnel. Ma cosa succederebbe se tutte le postazioni di ricarica a Folkestone fossero occupate? Quanto tempo dovremmo impiegare? Abbiamo deciso di essere prudenti e di prenotare uno slot nell’Eurotunnel per il tempo di due ore, e sfruttare al meglio l’attesa con la prima colazione.
Trovare la stazione di ricarica a Folkestone è stato facile. Essa era proprio di fronte al terminal, abbiamo collegato la macchina, abbiamo messo tutto nel bagagliaio per sicurezza e siamo andati a fare colazione. Un’ora dopo sono tornato e ho scoperto con orrore che il bagagliaio era spalancato.
Il portellone non si era chiuso bene a causa di una cinghia sporgente e si è riaperto senza che me ne accorgessi. Ero preso dal panico mentre correvo verso il veicolo, ma per fortuna non mancava nulla tranne la fiducia nelle mie facoltà… Almeno la macchina era completamente carica. Come inizio della vacanza in Tesla niente male.
Dall’Inghilterra alla Francia
Arrivato il momento di salire a bordo, si è presentata un’altra sfida. Dopo aver preso posto sul treno dell’Eurotunnel e parcheggiato, le disposizioni a bordo erano di fare una cosa molto banale: spegnere tutte le luci.
Nella maggior parte delle automobili questo significa solo spegnere il motore, ma non per Tesla. Beh, un modo c’è, ma è contrassegnato a caratteri cubitali, il che incute molto timore: premere il pulsante “solo in caso di emergenza” e non sapevo se fossi stato in grado di tornare indietro se lo avessi premuto.
Ho premuto ogni altro pulsante che avevo a portata di mano. Così ho spento tutti i fari tranne una piccola striscia a Led che fa da contorno agli altri fari, la moda di questi tempi. L’addetto sosteneva che aveva avuto questo problema con ogni Tesla che ha attraversato il tunnel, e che i Led hanno creato noie al sistema di rilevamento incendi del treno. Non siamo riusciti a trovare il modo per spegnerli. Fortunatamente l’addetto se ne è andato e quando il treno è partito non è successo niente.
Ho poi scoperto che la raccomandazione ufficiale di Tesla per i frequentatori dell’Eurotunnel è quello di premere il pulsante “solo in caso di emergenza”, che spegne completamente la vettura. Premendo sul touch screen si potrà riavviarlo.
Da Calais a Senlis
Mezz’ora dopo, siamo usciti dal treno diretti verso le autostrade francesi, in rotta verso la nostra prossima tappa, il Supercharger a Senlis, a nord di Parigi. Le autostrade e le strade a pedaggio francesi sono meno dissestate delle autostrade britanniche. La Model S le ha attraversate come se viaggiassimo in una comoda crociera, a qualunque velocità.
Il limite di velocità in autostrada in Francia è di 130 km orari (81 mph) quando è asciutto e di 110 km/h (68 mph) quando piove. È stata una giornata di sole e così abbiamo aperto la cappotta, unendoci a quel poco di traffico che vi era lungo le strade.
La Model S ha una autonomia di 560 km, rispetto a cui il tragitto di 244 km risulta banale. Ciò che non abbiamo preso in considerazione è che l’autonomia è stata calcolata secondo le linee guida standard del New European Driving Cycle (NEDC), che hanno lo scopo di simulare l’utilizzo tipico di una vettura in Europa. Esse sono state introdotte nel 1970 (anche se l’ultimo aggiornamento è del 1997) e sono continuamente criticate perché le statistiche cui fanno riferimento sono del tutto irrealistiche.
Affermare che l’autonomia dichiarata è un dato poco realistico sulle autostrade francesi – guidando a 130 km orari – è un eufemismo. Con la guida regolare siamo arrivati a Senlis con soli 25 km di autonomia.
L’ansia da autonomia c’è stata davvero. La macchina è dotata di alcuni grafici molto dettagliati riguardo al consumo di energia elettrica, e in ogni momento sullo schermo è indicata l’autonomia proiettata, che naturalmente diminuisce a un ritmo preoccupante rispetto ai km effettivi. La probabilità di rimanere con la batteria scarica era piuttosto bassa, ma la domanda è sempre la stessa: che cosa fare se si rimane a corto di batteria nel mezzo del nulla?
Arrivati a Senlis abbiamo imboccato la strada sbagliata per arrivare al Supercharger. Su quella che era ormai la strada sbagliata, e con 40 km di autonomia proiettata, il panico cominciava a farsi sentire e il rischio di rimanere a corto era molto realistico. Abbiamo spento tutto ciò che non era essenziale: il climatizzatore, la musica, l’illuminazione, avvicinandoci il più possibile alla velocità ottimale. Finalmente abbiamo raggiunto il Supercharger con un po’ di sudore accumulato nell’abitacolo senza aria condizionata.
Non eravamo gli unici guidatori Tesla al Senil Supercharger, che è uno dei soli tre presenti a nord di Parigi. Abbiamo incontrato altre persone alla guida della Model S, tra cui un belga e un francese, che ci hanno fatto sentire un po’ meglio; sapere che altre persone guidano distanze significative con le loro auto completamente elettriche, ci ha resi più sollevati e non così stupidi da affrontare un viaggio simile con una macchina 100% elettrica. Siamo stati rassicurati anche dal fatto che il rumore di ricarica della Tesla è del tutto normale. Nel frattempo ne abbiamo approfittato per una pausa al vicino McDonald’s.
La vettura si è ricaricata completamente in circa 70 minuti, la vacanza in Tesla può proseguire. Abbiamo inserito la successiva destinazione sul navigatore: il Supercharger di Tours a 286 km (178 miglia). Il sistema di navigazione ha tracciato un percorso che ci ha portato in giro per Parigi su una delle tangenziali della capitale francese. Vale la pena notare che siamo stati costretti a passare così vicino a Parigi solo a causa della posizione del Senil Supercharger. Con una macchina a benzina avremmo potuto evitare del tutto la città.
Da Senlis a Orly
In autostrada la vettura è grandiosa, potente e confortevole, ma per quanto riguarda le strade anguste di Parigi?
Com’era prevedibile ci siamo imbattuti in una coda di auto, con diverse accelerazioni e frenate. Fortunatamente, la Model S si è comportata molto bene per essere una vettura di grandi dimensioni. Era agile, la sua accelerazione istantanea è stata molto utile per colmare i piccoli vuoti che si creavano nel traffico ed era molto più efficiente a velocità inferiori.
Superata Parigi, “scivolando” a 70 km orari lungo la tangenziale della città, ci siamo avvicinati al bivio per la Orly Supercharger. Anche se noi dovevamo andare a Tours senza sosta, con un terzo della batteria andato e dopo il nostro precedente panico, abbiamo deciso che sarebbe stato meglio fermarsi.
L’Orly Supercharger era indicato sulla mappa vicino a un Novatel. Dopo un paio di svolte sbagliate, abbiamo trovato il Novatel, abbiamo parcheggiato alle sue porte e siamo andati a chiedere dove si trovasse con precisione la stazione di ricarica. A destra nella parte posteriore del parcheggio, invisibile dalla strada, c’era la stazione con sei posti di ricarica di cui uno occupato da un taxi Tesla nero. Abbiamo parcheggiato così accanto ad esso e ha abbiamo avviato la ricarica di routine.
Una visita veloce nel bar di Novatel, un succo d’arancia per il guidatore designato e qualcosa di più forte per i restanti passeggeri un po’ frustrati. Rifornimento fatto, pronti per partire.
Da Orly a Tours
La tappa successiva della nostra vacanza in Tesla era Tours, una città di medie dimensioni, con il Supercharger più vicino alla nostra destinazione finale appena fuori dal piccolo villaggio di La Celle-Guenand. Il percorso ci porta indietro sulla strada aperta dove l’ultima “diavoleria” della Model S è entrata in funzione.
Tesla ha suscitato molto scalpore quando ha reso pubblico il suo cosiddetto sistema di cruise control avanzato con pilota automatico come aggiornamento nel mese di ottobre dello scorso anno. È quanto di più vicino si può legalmente avvicinare ad una macchina a guida autonoma in questo momento. Al momento dell’attivazione viene emesso un simpatico suono “bip-bop” e la vettura guiderà per voi!
Rileva la presenza delle linee bianche e delle macchine intorno, controlla la velocità, riconosce i segnali dei limiti di velocità, tiene la distanza di sicurezza rispetto alle altre vetture (che ho impostato a sette lunghezze di auto) e mantiene l’auto al centro della corsia. In un primo momento sembrava un’esperienza surreale, ma si guadagna rapidamente fiducia nel sistema finché, così come per il controllo di velocità, diventa tutto naturale. È abbastanza intelligente da distinguere se qualcuno sorpassa o frena, e per mantenere la distanza impostata rispetto al mezzo che precede.
Il pilota automatico traforma il processo di guida un’esperienza molto più rilassante. Si diventa osservatori a lungo raggio della vettura, assicurandosi che i conducenti idioti non vengano a schiantarsi su di noi. Funziona bene anche per cambiare corsia soprattutto quando c’è tanto spazio, in caso di maggior traffico ho sempre preso io il controllo dell’auto. Per farlo è sufficiente sterzare manualmente, ignorando il sistema e disattivando il comando dello sterzo accompagnato dall’emissione del bip-bop.
In realtà, l’ho usato così tanto che uno dei passeggeri nella parte posteriore ha iniziato a canticchiare i segnali acustici in sincronia con la macchina. È possibile disattivarlo, ma nessuno ha obiettato.
Siamo usciti dall’autostrada e ci siamo diretti verso il Supercharger di Tours. Questo era il più bello ed era anche vicino ad un moderno Art Hotel in un vecchio castello sulle rive della Loira. Era necessaria una ricarica completa, soprattutto perché non eravamo del tutto sicuri che saremmo stati in grado di ricaricare nuovamente la macchina da lì a destinazione.
Da Tours a La Celle-Guenand
È l’ultima tappa del viaggio in Tesla. Un rapido tratto lungo la A10, una breve sosta in un supermercato per fare scorta di viveri e una gita lungo la D50 ci ha portato a percorrere strade di campagna a una sola corsia. Abbiamo attraversato diversi villaggi molto belli lungo strade alquanto deserte. Una signora anziana ci ha osservato con sguardo curioso forse chiedendosi cosa fosse quella cosa che strisciava silenziosamente durante la notte e poi, scossa la testa, scomparve dietro una piccola porta. La macchina ha destato molta curiosità in giro.
Dopo undici ore finalmente abbiamo raggiunto la nostra destinazione, La Richardière. Avevamo ancora sufficiente batteria, e quindi abbiamo rimandato la ricarica alla mattina seguente.
La Richardière
La bellezza di una macchina elettrica è che si può ricaricare ovunque ci sia una presa elettrica. È possibile collegare il grosso cavo spesso ad una presa a muro standard con l’adattatore appropriato. Se la presa può azionare un bollitore, allora può alimentare anche una Tesla.
Abbiamo attaccato la presa ad un capannone fuori l’agriturismo presso cui abbiamo pernottato. Un clic, un suono di bloccaggio e alcune luci lampeggianti e la ricarica si è avviata. Il touchscreen segnalava che avevamo quindici ore per il raggiungimento del “pieno”. Una volta completata la ricarica, la macchina si ferma automaticamente e può anche essere lasciata collegata giorno e notte.
Nei giorni successivi abbiamo preso la macchina per fare un paio di gite più brevi che hanno richiesto il tempo di una notte per la ricarica, così come un viaggio in uno Châteaux nei pressi di Tours, che ha richiesto circa quindici ore di ricarica.
Per i “rabbocchi” più brevi, ho programmato la ricarica in modo da farla iniziare a mezzanotte, quando il costo dell’energia elettrica è inferiore. Comunque abbiamo calcolato che il costo per un paio di ricariche complete alla tariffa elettrica locale è stato di circa 70 €.
Se non fossimo stati in grado di ricaricare a destinazione, avremmo dovuto pagare in paese, lasciando l’auto a ricaricare durante la notte. È molto più facile di quanto si possa pensare, ma richiede un po’ di pianificazione e, potenzialmente, una prolunga molto lunga.
A passeggio
La maggior parte dei posti che abbiamo visitato, tra cui il castello di Chenonceau, disponeva di colonnine elettriche pubbliche che avrebbero completamente ricaricato l’auto in 17 ore circa. Utili per un pernottamento di emergenza.
Utilizzare la vettura durante la settimana non ha creato grossi problemi, anche se ha piovuto molto. Era confortevole, stabile su tutte le superfici stradali. Per velocità inferiori ai 50 km orari ero molto tranquillo, si sentiva solo un leggero sibilo del motore elettrico; confortevole per i passeggeri, ma non per gli animali che incontravamo.
Abbiamo scoperto che gli uccelli erano del tutto confusi per l’assenza di rumore del motore, mentre i gatti semplicemente si rifiutavano di muoversi fino a quando non eravamo a pochi centimetri da loro. Questo significava che dovevo guidare molto lentamente in presenza di animali o cercare di utilizzare il clacson, che però in un piccolo paese risultava poco educato.
Abbiamo avuto qualche problema in un parcheggio sotterraneo con spazi stretti, essendo Tesla abbastanza voluminosa non riuscivamo ad aprire le portiere tra due macchine. Alla fine abbiamo deciso di parcheggiare davvero male, occupando uno spazio e mezzo, e sperare per il meglio.
Il viaggio di ritorno
Al termine della settimana abbiamo fatto in modo che la macchina avesse una ricarica completa prima di partire alle 7 del mattino del sabato. Abbiamo percorso la stessa strada dell’andata, prima fermandoci presso l’Art Hotel a Tours per una carica completa e un caffè, in solo 30 minuti.
Da lì abbiamo deciso di vedere che tipo di range si poteva ottenere procedendo a 110 km orari in autostrada, sufficientemente veloci da non essere superati dai camion. Con un po’ di guida attenta, ci siamo diretti subito al Supercharger a nord di Parigi – a Senlis – saltando una fermata.
Ci siamo immessi in un ingorgo enorme a Parigi, che a differenza di un’auto a benzina in realtà ha aiutato la nostra autonomia. Inoltre, il pilota automatico funziona anche nel traffico, rendendolo un po’ più sopportabile.
Una volta fuori dalla città abbiamo svoltato per la stazione di ricarica di Senlis. Abbiamo collegato l’auto – accanto ad un’altra Model S di un collega britannico – e ci siamo diretti al McDonald’s per ammazzare il tempo. Disgustati dagli hamburger (la cucina vicino ai Superchargers è spesso scadente) ed essendo stati circondati da bambini urlanti, con l’auto totalmente carica siamo andati a Calais al supermercato più vicino.
Dopo il nostro viaggio di 10 ore attraverso la Francia, siamo arrivati al terminal alle 5 del pomeriggio con sufficiente autonomia residua, abbiamo parcheggiato a Calais e abbiamo collegato la macchina per l’ultima ricarica completa. C’erano solo due Supercharger sul lato francese del Canale, ma non c’erano automobili in ricarica.
Un viaggio veloce sul treno con lo stesso problema delle luci dell’andata e poi di nuovo alla guida a sinistra sulle strade britanniche, lasciandoci alle spalle le più lisce autostrade francesi. Un’ora sulla M20 e siamo tornati a casa.
Viaggio in Tesla da Londra alla Valle della Loira e viceversa utilizzando nient’altro che l’elettricità
Fino a giugno 2014, coinciso con il lancio della Model S e della rete Supercharger di Tesla, non sarebbe stato possibile arrivare da Londra fino alla Valle della Loira in meno di un giorno utilizzando esclusivamente energia elettrica.
Ma la Model S è molto più di una macchina elettrica. È molto veloce, confortevole a qualsiasi velocità e spaziosa al suo interno. È di grande aiuto nei lunghi viaggi, e se non ci fosse la necessità di fermarsi a ricaricare ogni 300 chilometri, il viaggio di 710 km sarebbe fattibile in un solo colpo.
Nonostante l’ansia da autonomia sia ancora un problema, è molto più facile da guidare e ricaricare di quanto ci si potrebbe aspettare, il che è una buona cosa; le auto elettriche a guida autonoma sono ovviamente il futuro, e questo futuro si può acquistare già da ora.
Grazie per l’attenzione!
Team GAA
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