Richiamo USA per le Volkswagen diesel: tutto quello che c’è da sapere…
Si riporta la traduzione in italiano di un articolo pubblicato un paio di giorni fa sull’autorevole rivista online “Green Car Reports“.
La notizia di venerdì scorso che la Volkswagen ha deliberatamente aggirato le leggi sulle emissioni dell’EPA (l’Agenzia per la Protezione dell’Ambiente) per i suoi modelli “clean diesel” (prodotti dal 2009 al 2015) ha colpito il mondo automobilistico come una “bomba”. Durante il fine settimana, dopo che sono emerse diverse indiscrezioni, sono arrivate le scuse ufficiali dal Ceo del Gruppo Volkswagen Martin Winterkorn:
“Sono personalmente desolato del fatto di aver deluso la fiducia dei nostri clienti e dell’opinione pubblica – ha detto. Per il consiglio di amministrazione e per me personalmente questi eventi hanno la più alta priorità. Vw non consente violazioni di regole e leggi di alcun tipo. Lavoriamo con le istituzioni competenti per poter chiarire nel modo più trasparente, veloce ed esaustivo possibile i fatti”
La società ha inoltre bloccato tutti i restanti modelli diesel 2.0 TDI nuovi che erano in vendita negli Stati Uniti e ha ordinato ai suoi concessionari di smettere di vendere quei modelli anche come auto usate. Quando i mercati finanziari europei hanno aperto questa settimana, le azioni Volkswagen hanno immediatamente perso più di un quinto del loro valore.
Altre notizie rischiano di “esplodere” nel corso di questa settimana, ma ecco tutto quello che sappiamo fino ad oggi.
(1) Quali sono i veicoli interessati?
Le vetture oggetto del richiamo sono state vendute da Volkswagen e da Audi tra il 2009 e il 2015, e sono alimentate da motori turbodiesel da 2,0 litri: la ben nota denominazione “TDI”.
Il modello con più alto volume di vendite in USA è la Volkswagen Jetta TDI, ma la VW ha prodotto e venduto anche diverse versioni TDI per la Passat, la Golf, la Jetta SportWagen e la Beetle.
Il richiamo interessa anche due generazioni dell’Audi A3 TDI: quella venduta a partire dal 2009 fino al 2013, e la nuova introdotta nel 2015.
I motori incriminati sono due: il 140 CV “EA188” usato per i 2.0 litri turbodiesel a quattro cilindri introdotti nel 2009, e la nuova generazione di motori diesel da 2.0 litri – conosciuta come “EA288” – di cui sono dotati vari veicoli VW del 2015 (come ad esempio la Golf TDI).
(2) Cosa devono fare i proprietari delle auto con motori TDI da 2,0 litri a 4 cilindri venduti da Audi e Volkswagen tra il 2009 e il 2015?
Nulla, nel breve termine…
Volkswagen ha successivamente ampliato la dichiarazione rilasciata venerdì 18 settembre, per includere le seguenti informazioni:
“Volkswagen si impegna alla risoluzione di questo problema nel più breve tempo possibile. Vogliamo garantire ai clienti e ai proprietari di questi modelli che le loro automobili sono sicure da guidare, e stiamo lavorando per trovare un rimedio che soddisfi gli standard sulle emissioni e i nostri fedeli clienti. I proprietari di questi veicoli non devono intraprendere alcuna azione in questo momento.”
Ciò significa che i veicoli in questione saranno tutti richiamati dalla Volkswagen, che cercherà di modificarli in modo da renderli legali.
(3) Quali sono i rischi a lungo termine per i proprietari?
I quasi mezzo milione di proprietari di questi 2.0 TDI Volkswagen e Audi dovranno però affrontare delle sfide potenzialmente molto impegnative.
In primo luogo, il valore dei loro veicoli potrebbe precipitare, andando contro la normale dinamica di mercato in base alla quale le auto diesel usate valgono di più di quelle a benzina. E ciò, anche dopo aver tirato fuori più soldi per acquistare la propria auto diesel, rispetto ad una “equivalente” con motore a benzina.
In secondo luogo, se la VW sarà in grado di sviluppare una soluzione al problema e farla approvare, le prestazioni e l’efficienza delle loro automobili potrebbero risentirne negativamente. Questo è più probabile se la correzione sarà costituita soltanto da un aggiornamento del software, che sarebbe molto più conveniente per la Volkswagen. Se invece VW finisce per dover, non solo apportare modifiche al software, ma anche riadattare un intero sistema SCR (Selective Catalytic Reduction) alle auto – cosa che probabilmente le costerà migliaia di dollari per macchina – le prestazioni resterebbero probabilmente invariate, ma il volume interno potrebbe essere ridotto per dover ospitare un serbatoio per l’urea e i liquidi associati.
Si ricorda che l’urea viene utilizzata come componente principale di un additivo utilizzato per abbattere le emissioni inquinanti di ossidi di azoto. Viene iniettato nel collettore di scarico una soluzione acquosa al 32,5% di urea pura (nome commerciale AdBlue) che, tramite riduzione chimica favorita da opportuni catalizzatori, trasforma gli ossidi di azoto in azoto molecolare ed acqua.
Terzo, e più preoccupante per i proprietari della California e di altri Stati, essi potrebbero non essere più in grado di rivendere o anche semplicemente superare la revisione periodica del proprio veicolo TDI fino a quando esso non verrà “sistemato” dalla Volkswagen. Questo perché i veicoli sono stati dichiarati “non conformi” o illegali per la vendita nelle condizioni attuali. Inoltre, perché un tale veicolo possa essere di nuovo dichiarato idoneo alla circolazione e possa quindi superare il severo esame del CARB (California Air Resources Board), esso dovrà tornare ad essere “legale”: cosa che ad oggi non sappiamo quanto tempo potrà richiedere.
(4) Che cosa ha fatto esattamente la Volkswagen?
Volkswagen ha ammesso di aver dotato il software di controllo per i suoi veicoli diesel TDI da 2.0 litri di una “funzione di manipolazione” in grado di rilevare quando la vettura è in fase di test e di modificare significativamente le impostazioni del powertrain in modo da ridurre le emissioni durante le prove.
Detto rilevamento si basa probabilmente su una combinazione di dati provenienti dai sensori della macchina, che potrebbero includere l’angolo di sterzata, la velocità di rotazione delle ruote anteriori rispetto a quella delle ruote posteriori, e tutta una serie di altri fattori.
Si ricorda che i cicli di prova per la rilevazione delle emissioni sono stati sviluppati nei primi anni ’70 e sono molto meno aggressivi di qualsiasi guida si possa adottare oggi nel mondo reale (dopo più di 40 anni…).
I motori diesel sono noti per generare grosse quantità di ossidi di azoto (NOx) a causa delle loro temperature di esercizio molto elevate. Si suppone quindi che, una volta individuata l’esecuzione di un test di emissioni, VW abbia fatto in modo che i motori TDI rientrassero nei limiti di legge di NOx riducendo la velocità del flusso di carburante. Ciò ridurrebbe le prestazioni, ma non fino al punto in cui la macchina non possa completare i cicli di emissione. La riduzione del flusso di carburante abbasserebbe anche le temperature di combustione, e pertanto la durata di funzionamento ad alte temperature, in misura sufficiente a mantenere le emissioni di NOx entro limiti EPA. Sarebbe sufficiente il ritorno alla modalità di guida “normale” per ripristinare il flusso di carburante al livello consueto e provocare di conseguenza l’impennata delle emissioni di ossido di azoto.
(5) Come è stato scoperto l’inganno?
Questa è una delle parti più interessanti della storia. Non è stato scoperto dall’EPA, ma da un ente di ricerca indipendente che ha testato i modelli diesel VW per confermare la sua ipotesi che le ultime vetture diesel rispettavano tutte le norme sulle emissioni, rimanendo tra l’altro molto più efficienti delle corrispondenti auto a benzina.
Come raccontato da Bloomberg, l’ICCT (International Council on Clean Transportation) aveva studiato i veicoli diesel europei e aveva scoperto che le emissioni su strada di alcuni modelli erano notevolmente più elevate di quelle misurate nei test di laboratorio. Così il gruppo decise di replicare i test negli Stati Uniti, che avevano limiti di emissione più severi (noti come Tier 2, Bin 5) rispetto alle norme Euro 5 in vigore nell’Unione Europea fino a quest’anno. Così hanno prima testato le vetture su un dinamometro a rullo; e poi hanno misurato le loro emissioni nell’utilizzo nel mondo reale, a varie velocità e su diversi tipi di strade, lungo un viaggio da San Diego fino a Seattle.
“Non avevamo alcun motivo di sospettare” riferì a Bloomberg il co-responsabile statunitense della ICCT John German. “Credevamo che i veicoli fossero puliti.”
Ma anche i modelli americani dimostrarono di avere su strada un quantitativo di emissioni di gran lunga superiori ai limiti di legge e così elevati che German definì i suoi risultati “scioccanti”. Su strada, una Volkswagen Jetta TDI oltrepassava i limiti statunitensi di emissioni di ossido di azoto (NOx) da 15 a 35 volte. Una VW Passat TDI (con post-trattamento a base di urea) da 5 a 20 volte il limite massimo consentito.
Così nel maggio 2014 l’EPA e la CARB hanno aperto un’indagine congiunta. Lo scorso dicembre, VW ha richiamato quasi mezzo milione di vetture per installare una patch software che consentisse di risolvere il problema, ma il CARB ha riscontrato che essa non consentiva comunque alle auto di soddisfare le normative. I nodi vennero al pettine l’8 luglio, quando il CARB ha informato l’EPA e la VW dei suoi risultati.
Questo mese l’EPA ha rifiutato di certificare come “vendibili” i modelli 2016 TDI della VW, sulla base dei suoi risultati nel mondo reale sulle emissioni di questi veicoli, che superavano di gran lunga i limiti di legge (nonostante i testi di laboratorio…). Fino a che la Volkswagen non è venuta allo scoperto ammettendo di aver installato un software “ingannevole”.
(6) Perché è stato scoperto solo ora?
L’EPA non verifica la conformità alle normative sulle emissioni per ogni nuova macchina. La maggior parte degli acquirenti però questo non lo sa, dato che il nome dell’EPA compare sempre sulle valutazioni ufficiali.
Sono invece i produttori ad “auto-certificare” e presentare puntualmente i loro dati all’EPA. L’agenzia testa di fatto soltanto il 15 per cento delle nuove macchine che finiscono in vendita ogni anno, ma ciò semplicemente perché non ha le risorse (personale e fondi) sufficienti per certificare ogni nuova vettura messa in commercio.
Vale la pena notare tuttavia che l’EPA ha affermato che intensificherà le sue verifiche e che potrà d’ora in avanti richiedere ai produttori di confermare i loro risultati di laboratorio anche con prove su strada.
Ma questo è il futuro! L’inganno della Volkswagen è stato scoperto da una terza parte, che poi attraverso una lunga catena di contatti è riuscita a raggiungere il CARB e quindi l’EPA.
(7) Quali sono state le dichiarazioni della Volkswagen?
La Volkswagen ha diramato due dichiarazioni, una da parte della sua divisione statunitense ed un’altra dal suo quartier generale tedesco.
La dichiarazione americana, pubblicata e aggiornata venerdì, è la seguente:
“Volkswagen Group of America Inc., Volkswagen AG e Audi AG hanno ricevuto oggi un avviso dalla US Environmental Protection Agency, dal Dipartimento di Giustizia Statunitense e dal California Air Resources Board di un’indagine relativa a talune questioni di conformità delle emissioni. La tutela dell’ambiente e la sostenibilità sono tra gli obiettivi aziendali strategici della Volkswagen, l’azienda prende la questione molto seriamente e sta cooperando all’inchiesta.
Volkswagen si impegna alla risoluzione del problema nel più breve tempo possibile. Vogliamo garantire ai clienti e ai proprietari di questi modelli che le loro automobili sono sicure da guidare, e che stiamo lavorando per sviluppare un rimedio che soddisfi gli standard di emissioni e soddisfi i nostri fedeli e stimati clienti. I proprietari di questi veicoli non devono intraprendere alcuna azione in questo momento.”
La dichiarazione tedesca, rilasciata domenica dal Ceo di Volkswagen Martin Winterkorn, è questa:
Il Consiglio di Amministrazione di Volkswagen AG prende molto sul serio questi risultati. Personalmente sono profondamente dispiaciuto di aver tradito la fiducia dei nostri clienti e del pubblico. Coopereremo pienamente con le agenzie responsabili, con massima trasparenza ed urgenza, per chiarire apertamente e completamente tutti i fatti di questa vicenda. Volkswagen ha ordinato un’inchiesta esterna su questa questione. Noi non tolleriamo e non tollereremo violazioni di qualsiasi tipo alle nostre regole interne o alla legge.
La fiducia dei nostri clienti e del pubblico è, e continua ad essere, la nostra risorsa più importante. Noi di Volkswagen faremo tutto ciò che dev’essere fatto al fine di ristabilire la fiducia che così tante persone hanno riposto in noi, e faremo tutto il necessario per riparare al danno che questo ha causato. Questa faccenda ha la priorità assoluta per me, personalmente, e per tutto il nostro Consiglio di Amministrazione.
Finora, non si è a conoscenza di nessun contatto con i 480.000 proprietari dei veicoli “incriminati”. Potrebbero volerci mesi, prima che siano disponibili i dettagli della fix necessaria.
(8) Qual è stato l’impatto sulla società?
Sicuramente già molto pesante. Quando i mercati finanziari europei hanno aperto lunedì mattina, le azioni del gruppo VW hanno perso più del 20% del loro valore. Questo è il migliore indicatore di quanto possa nuocere questa faccenda.
Il Los Angeles Times domenica ha pubblicato un editoriale a dir poco graffiante, e a cui sicuramente ne seguiranno altri.
Il Ceo di Volkswagen nel fine settimana ha rilasciato una dichiarazione così contrita che non si vedeva da decenni.
Nel lungo termine, questo avvenimento potrebbe ritardare di un decennio (se non di più) le aspirazioni di espansione della VW nel Nord America. Volkswagen ha lottato per anni per capire il mercato degli Stati Uniti e cercare di lanciare modelli appropriati. Dopo diversi anni dall’inizio dal boom dei SUV, la VW offre ancora per il segmento di mercato più caldo la sola Tiguan: oramai vecchia, troppo piccola, e costosa.
I diesel sono stati uno dei pochi punti “distintivi” di VW: hanno fatto registrare una crescita del 22% nell’ultimo anno, e del 23% ad agosto.
Le restrizioni sulle vendite di auto diesel nuove determinerà sicuramente un taglio alle loro vendite negli Stati Uniti, ancor prima che i potenziali clienti dei veicoli diesel si allontanino a causa della percezione di illeciti societari.
In breve, VW si troverà ad affrontare nei prossimi anni sfide difficili e dolorose nel mercato degli Stati Uniti, per non parlare del richiamo che interesserà mezzo milione di automobili, e che potrebbe rivelarsi incredibilmente oneroso se la correzione dovuta non potrà essere realizzata affidandosi soltanto al software.
Inoltre sono già state depositate le prime class action.
E tutto ciò anche prima della ventilata multa da 18 miliardi di dollari, che corrisponde a poco più del profitto globale del gruppo VW nel 2014.
(9) Si può comprare negli USA una nuova Volkswagen o Audi con uno di questi motori?
No. Durante il fine settimana VW ha emesso un “stop” agli ordini per tutti i modelli TDI del 2014 e del 2015 con motori diesel da 2.0 litri.
VW ha ordinato ai suoi concessionari di non vendere neppure come auto usata nessuno dei veicoli interessati.
Quelle macchine rimarranno nel limbo fino a quando i dettagli di un richiamo non verranno annunciati e approvati.
10) Che cosa significa tutto questo per Volkswagen in Nord America?
A nostro avviso, la vicenda non avrà un lieto fine.
Il tentativo deliberato di VW di ingannare le autorità di regolamentazione, di non rispettare le regole sulle emissioni, e di vendere auto che sapeva essere illegali farà male ai proprietari delle auto TDI, all’azienda stessa, e in generale alle prospettive di crescita dei veicoli diesel nel mercato statunitense.
Siamo solo all’inizio.
P.S.: Proprio mentre eravamo alle prese con la scrittura di questo articolo, è sopraggiunta la notizia delle dimissioni dell’Ad della Volkswagen Winterkorn. Queste sono le sue testuali parole:
“Lascio, al gruppo serve un nuovo inizio”.
A cosa assisteremo nei prossimi giorni? Inoltre, il governo tedesco ne era a conoscenza?
Di sicuro ci saranno altri sviluppi. Cercheremo di tenervi aggiornati.
Ma quel che a noi più interessa è questo: ci troviamo davanti all’inizio del tramonto dei diesel? Ce lo auguriamo vivamente!!!
Alla prossima,
Team GAA
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