Obiettivo decarbonizzazione del settore trasporti
Soluzioni tecnologiche e cambiamenti comportamentali necessari per la decarbonizzazione dei trasporti
Decarbonizzazione – Il settore dei trasporti contribuisce in maniera significativa alla crescita della società e dell’economia, ma può anche avere notevoli impatti negativi sull’ambiente, sul clima globale e sulla salute umana. Una nuova relazione dell’Agenzia Europea dell’Ambiente* analizza le tendenze ambientali “chiave”, al fine di identificare nel contempo ciò che ha migliorato e ciò che ha ostacolato le prestazioni passate del settore dei trasporti.
*L’Agenzia europea dell’ambiente (EEA) è un organismo della UE che si dedica alla fondazione di una rete di monitoraggio per monitorare le condizioni ambientali europee. È governata da un tavolo di amministrazione composto dai rappresentanti dei governi degli stati membri, un rappresentante della Commissione europea e due scienziati designati dal Parlamento europeo; inoltre è assistito da un comitato di scienziati. È stata istituita dalla direttiva 1210/1990 della CEE ed emendata dalla direttiva CEE 933/1999; divenne operativa nel 1994. La sua sede è a Copenaghen. Gli stati membri dell’Unione europea sono automaticamente membri dell’agenzia; comunque il consiglio di controllo ha stabilito anche che altri stati possono diventare membri attraverso accordi stretti tra loro e la Comunità Europea.
Il settore dei trasporti influenza l’ambiente in diversi modi. Determina le emissioni di gas serra (GHG) e di inquinanti atmosferici, è la fonte principale di rumore ambientale e contribuisce alla frammentazione degli habitat.
Da Wikipedia – Frammentazione ambientale:
La frammentazione ambientale o frammentazione degli habitat è quel processo dinamico, solitamente di origine antropica, che divide un ambiente naturale in frammenti più o meno disgiunti tra loro riducendone la superficie originaria. È un processo che cresce su scala globale, legato all’aumento vertiginoso della popolazione umana che necessita di nuove terre da coltivare, di ampliare i centri urbani e le vie di comunicazione. La scomparsa degli habitat e la frammentazione di quelli residui, costituiscono una delle principali minacce alla biodiversità; entrambi i processi agiscono spesso in concerto e non sempre sono facilmente discriminabili l’uno dall’altro. Le conseguenze più catastrofiche si registrano negli ambienti tropicali soprattutto perché le specie tropicali si adattano più difficilmente ai cambiamenti ambientali rispetto alle specie di habitat dei climi temperati.
L’Unione Europea ha previsto una vasta gamma di politiche in materia di protezione della natura, rumore, qualità del carburante e qualità dell’aria, che hanno portato a significativi miglioramenti delle “prestazioni” ambientali. Ad esempio, le automobili e i furgoni nuovi venduti in Europa bruciano meno carburante per chilometro, liberando così meno anidride carbonica e meno inquinanti atmosferici. D’altra parte, però, un numero crescente di europei acquistano autovetture, viaggiano per distanze sempre maggiori e acquistano merci trasportate in tutto il mondo.
Il nuovo rapporto della EEA denominato “TERM 2015, valutazione di 15 anni d’integrazione tra trasporti e politiche ambientali” analizza l’evoluzione del settore dei trasporti (sia merci che passeggeri) e i suoi impatti sull’ambiente a partire dall’anno 2000, tra cui anche gli effetti della recessione economica nel 2008.
La relazione conclude che una fondamentale decarbonizzazione del settore trasporti richiederà non solo soluzioni tecnologiche innovative, ma anche politiche atte a stimolare significativi cambiamenti comportamentali, tra cui la corretta tariffazione della esternalizzazione dei trasporti e la pianificazione di approcci che incentivano l’uso di mezzi di trasporto sostenibili.
ALCUNI FATTI IMPORTANTI:
- Le emissioni di gas serra prodotte dal settore trasporti sono aumentate del 19,4% dal 1990. Ed è l’unico importante settore economico europeo dove le emissioni di gas serra sono aumentate.
- Nel 2013, il settore trasporti è stato responsabile di quasi un quarto del totale delle emissioni di gas serra della UE (un quinto escludendo l’aviazione internazionale e i trasporti marittimi). Le autovetture contribuiscono quasi al 45% e i veicoli pesanti ad un ulteriore 20%.
- Come conseguenza delle normativa UE, le emissioni derivanti dai trasporti e relative a tre importanti inquinanti atmosferici SOx, NOx e PM sono diminuite nel periodo 2000-2013. In particolare si sono ridotti gli NOx delle automobili diesel, ma anche la CO2. Vi è tuttavia una differenza crescente tra le misurazioni “ufficiali” delle emissioni e quelle relative alla guida nel mondo reale.
- Il rumore da traffico stradale, sia all’interno delle aree urbane che al di fuori, è ancora la più importante fonte di rumore ambientale nella UE. Circa 125 milioni di persone sono state esposte nel 2012 a livelli di rumore superiori a 55 dB (soglia a partire dalla quale il rumore viene considerato “fastidioso”).
- Un forte calo della domanda di merci si è verificato negli anni immediatamente successivi alla crisi economica e, a seguito di una ripresa limitata, i volumi del trasporto merci sono rimasti sostanzialmente stabili. Nel 2013, il traffico merci è stato del 7,3% più elevato rispetto al 2000.
- Il trasporto passeggeri è aumentato fino al 2008, ma è rimasto sostanzialmente stabile a seguito della recessione economica. Nel 2013, il numero di chilometri percorsi per passeggero è risultato dell’8,4% maggiore rispetto al 2000.
- Tra il 2000 e il 2013, la quota di gasolio – sul totale dell’energia consumata per il trasporto su strada – è aumentato notevolmente. Gli incentivi finanziari da parte di molti governi europei hanno incoraggiato l’adozione dei motori diesel. Il numero di veicoli elettrici è cresciuto, ma rappresenta soltanto una minima parte: lo 0,07% del totale del parco autovetture.
EVOLUZIONE DELLE IMMATRICOLAZIONI DEI VEICOLI ELETTRICI
Il numero delle auto elettriche in Europa è in aumento, a causa di vari fattori tra cui incentivi finanziari, un’accresciuta “accettabilità” pubblica e una maggiore disponibilità sul mercato. Le vetture possono essere veicoli elettrici a batteria “puri” (BEV), veicoli elettrici ibridi plug-in (PHEV) o veicoli elettrici con range extender.
Nel 2014, le vendite dei BEV sono aumentate del 57% rispetto al 2013, proseguendo una tendenza che è in aumento dal 2008. Le vendite più consistenti sono state registrate in Francia (10.730), seguita dalla Germania (8.572). Un gran numero di Stati membri dell’UE offre incentivi finanziari, quali riduzioni fiscali ed esenzioni. Altre misure comprendono, ad esempio, la possibilità d’utilizzo da parte dei veicoli elettrici delle corsie preferenziali. Tuttavia, i veicoli elettrici continuano a rappresentare soltanto una piccola frazione delle nuove immatricolazioni.
Al di fuori dell’UE, la Norvegia è il leader di mercato per i veicoli elettrici in termini di quote di mercato tra i paesi membri dell’EEA. Delle automobili nuove vendute in Norvegia durante la prima metà del 2014, quasi il 14% erano elettriche. La politica EV norvegese ha progressivamente preso forma nel corso degli ultimi 10-15 anni fino alle definizione del cosiddetto pacchetto “Accordo sul clima”. Essa si basa su una serie di leggi e regolamenti stabiliti dal Ministero delle Finanze e dal Ministero dei Trasporti e delle Comunicazioni, nonché su politiche messe in atto direttamente dalle amministrazioni delle principali città. Gli incentivi per le auto elettriche consistono anzitutto in incentivi fiscali: esenzione dell’IVA e di altre imposte sulle vendite, tassa di circolazione annuale più bassa e tasse per le auto aziendali ridotte del 50%. I conducenti dei veicoli elettrici godono anche di altri benefici quali il parcheggio gratuito nei parcheggi pubblici, l’accesso libero alla maggior parte delle strade normalmente a pedaggio e a diversi collegamenti via traghetto, e la possibilità di ricarica gratuita in un crescente numero di stazioni pubbliche. Gli incentivi dovevano essere conservati fino al raggiungimento dell’obiettivo di 50.000 veicoli elettrici venduti; obiettivo raggiunto nell’aprile del 2015: quasi 3 anni prima del previsto. Vi è, tuttavia, un accordo politico per mantenere tutti gli incentivi fino alla fine del 2017.
Nonostante le politiche dell’UE volte ad incoraggiare una maggiore diffusione di modalità di trasporto rispettose dell’ambiente, il trasporto auto resta la modalità di trasporto dominante. Il trasporto aereo è la modalità in più rapida ascesa per il trasporto dei passeggeri.
La ripartizione modale degli spostamenti è un elemento centrale per le ambizioni di decarbonizzazione della UE, dato che il miglioramento dell’efficienza energetica da solo è spesso insufficiente a ridurre l’impatto ambientale dei trasporti. Raggiungere il sospirato “modal shift” richiede notevoli investimenti nelle infrastrutture, integrate da misure per promuovere modelli di trasporto più rispettosi dell’ambiente. Innovazioni quali quelle rappresentate dai sistemi di trasporto intelligenti, dai nuovi modelli di business e dai veicoli autonomi possono aumentare l’efficienza futura del sistema trasporti.
Fonte Wikipedia – Ripartizione modale:
La ripartizione modale nei trasporti, nota anche con i termini inglesi di modal share o modal split, è la percentuale di spostamenti con un certo tipo di mezzo di trasporto. La ripartizione modale è una componente importante nello sviluppo della mobilità sostenibile in una città o regione. In anni recenti molte città si sono poste obbiettivi di ripartizione modale, per es. il 30% di spostamenti non motorizzati (in bicicletta e a piedi) e del 30% su mezzi di trasporto pubblico. Questi obbiettivi riflettono il desiderio di innescare un modal shift, una commutazione modale, cioè un cambiamento dei modi di spostamento, in direzione di un aumento delle quote di quelli “sostenibili”. Vengono considerate ripartizioni modali “virtuose” quelle che sommano alte quote in bicicletta, a piedi e con i trasporti pubblici, mentre le quote di spostamenti in auto pesano in negativo.
Questo è il link al documento integrale in formato PDF: TERM 2015 Report.
Per concludere, importanti passi avanti sono stati fatti in Europa, ma tanto resta ancora da fare soprattutto in Italia (come dimostrano gli ultimi dati allarmanti sullo smog registrati nelle nostre maggiori città), visto il nostro grande amore per le automobili. Allora perché non fare una scelta responsabile e pensare seriamente di passare alle auto elettriche?
Grazie per l’attenzione e alla prossima!
Team GAA
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