L’auto elettrica viene da lontano
L’elevato aumento delle emissioni inquinanti dovute in gran parte al traffico automobilistico, la scarsità delle risorse petrolifere con il conseguente aumento dei prezzi dei carburanti, l’aumento del numero di auto e del loro impiego previsto per i prossimi anni, ha posto l’esigenza di cambiare rotta verso una mobilità più sostenibile e dare alle nuove generazioni un futuro più pulito.
L’impiego delle auto elettriche si inserisce in questo nuovo contesto.
Dove ha inizio la storia dell’auto elettrica? Ripercorriamone insieme le tappe salienti.
Il rinnovato interesse oggi mostrato per l’auto elettrica non è frutto di improvvisazione ma ha dietro di sé una lunga storia e una tradizione mai interrotta, malgrado la trionfale evoluzione del motore a scoppio. Insomma l’auto elettrica ha origini lontane. Inoltre le sue qualità furono enfatizzate nelle presentazioni dell’epoca: soluzione razionale nel traffico urbano, vettura di prestigio preferita dai re, dai potenti e dalle dame perché silenziosa, confortevole, pulita.
Il veicolo elettrico fu una delle prime invenzioni negli anni in cui si cercava di sostituire le carrozze trainate dai cavalli.
Siamo nel 1834 quando un geniale fabbro inglese, Thomas Davemport, costruisce un motore elettrico che utilizza per muovere un rudimentale veicolo su rotaie. L’impresa riesce anche se il percorso compiuto è di poche decine di metri. Tre anni dopo l’americano Moses Farmer, con lo stesso sistema e su un analogo veicolo, trasporta due persone. Più significativa l’impresa di Charles Page che, nel 1851, percorre in un’ora i trenta chilometri che separano la città di Washington da quella di Baudesban. Nessuno dei tre, né altri, possono comunque essere considerati gli inventori dell’auto elettrica che, come tutte le scoperte, è sempre la conseguenza di una infinità di esperienze precedenti.
Solo al tedesco Karl Benz può essere attribuito un primato che però si limita ad aver creato, nel 1885 un originale triciclo a propulsione mista (benzina-elettricità). L’importanza di questa invenzione è però più storica che tecnica. Essa rivela come al tempo nessuna delle due formule avesse raggiunto la certezza di essere più valida dell’altra. Negli anni successivi inizia una competizione tra veicoli elettrici e a benzina e all’inizio l’auto elettrica sembra raccogliere i maggiori favori soprattutto tra il pubblico.
La popolazione, ancora abituata a confrontare l’automobile con la carrozza a cavalli, apprezza infatti più la silenziosità e l’eleganza dei veicoli elettrici che la maggiore potenza delle auto a benzina (o a petrolio), cui peraltro viene riservato un profondo disprezzo per la rumorosità eccessiva. I fautori del motore a scoppio ribattono naturalmente le accuse: chiamano in causa il progresso, denunciano i limiti tecnici degli accumulatori, ne sottolineano il costo, il peso, la fragilità. Da quel momento in poi è infatti la vettura con motore a scoppio a progredire velocemente, non quella ad accumulatori. E il divario tecnologico si fa presto incolmabile. L’auto elettrica riesce comunque negli anni a garantirsi ugualmente un ristretto gruppo di estimatori spesso assai qualificati. Forse per questo che è riuscita ad arrivare fino ad oggi.
Per ulteriori approfondimenti si rimanda all’articolo GAA Veicoli elettrici: una storia che non ci si aspetta.
Una curiosità, ecco alcuni stralci di articoli che testimoniano come venivano giudicate dall’opinione pubblica e dai media dell’epoca l’impiego della macchina elettrica:
La carrozza elettrica
Nel “Dictionnaire de la conversation” pubblicato nel 1861 si legge: “Si è tentato di fare delle vetture meccaniche, che vanno senza cavalli, delle vetture ad aria compressa; infine delle vetture a vapore, atte a correre le une e le altre su tutte le strade, con una celerità che vari dalle tre alle otto leghe all’ora, superando rapidamente erte, anche ripidissime. Sgraziatamente, i vari tentativi, più o meno numerosi, fatti per risolvere questo problema, tanto in Inghilterra che in Francia, fanno dubitare se si giungerà mai a dei risultati veramente utili”. Meno di vent’anni dopo, questa amara e pessimistica previsione viene smentita, macchine a vapore, elettriche e a benzina iniziano a circolare sulle strade europee e americane.
Edison reinventa la batteria
“Da qualche anno, da quando cioè l’automobilismo cessò di essere un semplice nuovo sport per diventare cosa pratica ed utile, probabilmente la carrozza dell’avvenire, cominciò a correre notizia che Edison, il grande inventore americano, avesse rivolto ad esso i suoi studi. Ed era vero; senonché, distratto da altre cure, egli non poté applicarsi assiduamente che da poco tempo alla sua ricerca di un motore semplice, facile, sicuro ed economico. In che esso consista e come sia fatto non è anche noto; sappiamo solo che il mago di Lewellyn Park ha ora intrapreso un viaggio automobilistico di tre mesi attraverso gli Stati Uniti con due automobili provvisti del suo motore…” (dalla “Domenica del Corriere” del 18 novembre 1906).
Più affidabilità con l’elettricità
La grande affidabilità delle vetture elettriche è spesso lodata dalle pubblicità dell’epoca. L’elettrica è un’auto sicura, elegante, non ha sobbalzi, non richiede manutenzione e funziona a ogni temperatura.
Per andare basta ricaricare
L’auto elettrica viene spesso presentata come auto conveniente. Poche riparazioni, ma soprattutto basso costo della propulsione.
In un articolo di “The House Beautiful” del gennaio 1913 si legge: “Mantenere un’auto elettrica dipende dal costo dell’elettricità nelle diverse città. A New York il costo e fra i tre e i quattro centesimi al chilowattora. Ma in altri posti dove l’elettricità deriva da risorse naturali, come per esempio presso le cascate del Niagara, il prezzo è sensibilmente inferiore. La ricarica presso i garage costa solitamente tra i 20 e i 25 dollari al mese, parcheggio e lavaggio compresi. Nelle città maggiori si arriva a 40, 50 dollari.”
Elettricità e femminilità
“Di tutti i tipi di veicoli automobili, l’auto elettrica è ora, e verosimilmente rimarrà, la più semplice da guidare e la meno bisognosa di manutenzione; per questo essa è ancora, e sembra che lo sarà ancora per molto, l’auto preferita dalle donne.” Così inizia un articolo intitolato “The lady and the electric” pubblicato nel 1912 da “Country Life in America”.
La pubblicità dell’epoca si rivolge spesso a un pubblico femminile che cerca l’eleganza e la semplicità della guida: “Guidare è semplice come girare una maniglia”.
Elettricità ed esclusività
Prevalentemente “cittadina”, numerosi sono i tentativi di nobilitare l’auto elettrica al rango di vettura per lo svago e per il tempo libero. Ecco una testimonianza del 1903 tratta da un giornale francese: “Gli americani pensano di aver finalmente trovato l’auto elettrica da turismo. Una vettura elettrica, con quattro passeggeri, è partita giovedì mattina da Boston ed è arrivata a New York lunedì pomeriggio. La vettura pesa 3600 libbre e utilizza una serie di accumulatori di quaranta elementi, due sono stati ricaricati ogni notte. Dopo ogni ricarica questa vettura ha coperto una media di 47 miglia, ma in condizioni ottimali ha potuto percorrerne anche 70 in una volta sola. Il rifornimento non è costato, complessivamente, più di 15 dollari” (da “L’Automobile”, 1903).
Dunque storie di ieri e di oggi che riaccendono il dibattito. Grazie però alle emergenze che si presentano e alla consapevolezza che non vogliamo dare in eredità ai nostri figli un pianeta malato l’auto elettrica oggi ha vita nuova.
Alla prossima,
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